Statisti si nasce e non si diventa e di capi di stato degni di questo appellativo se ne vedono proprio pochi in giro.
Il presidente americano, per quanto insignito del Nobel per la pace (?) ha dimostrato e sta dimostrando in varie occasioni tutta la sua pochezza, soprattutto in politica estera.
Nel raffronto con il suo omologo russo si è fatto letteralmente surclassare: Putin travolto da una enorme crisi con la Cecenia è riuscito, nonostante le sanzioni (che per altro hanno affossato le nostre esportazioni), a raddrizzare la barca.
Si possono, anzi si debbono, non condividere certi atteggiamenti dittatoriali ma in politica estera si è dimostrato il primo della classe: nonostante la crisi economica mondiale, chiamato a combattere l’ISIS, ha svolto egregiamente (anche troppo) il suo compito annunciando pochi giorni fa il ritiro delle truppe dalla Siria per “missione compiuta” prendendo in contropiede sia le Nazioni unite che gli USA.
La disponibilità poi, manifestata in questi giorni, a trattare al tavolo della pace l’uscita di Assad dalla Siria è stata la ciliegina sulla torta, a proposito di governi del fare evocati erroneamente in casa nostra.